martedì 29 gennaio 2008

Sono stato S-valutato...

...e sono stato trovato mancante.




Ecco il risultato della s-valutazione del mitico forum Bastardi Inside:

1. primo impatto col blog // Blogspot, eh? Bene, sei il primo che massacriamo da quella piattaforma! I bastardi invadono la rete *muahauhaua*. Certo che mi pare proprio anonimo 'sto blog... Bah. Dal titolo arguisco un blog di cucina... Ah! Ma questo è un blog su di te o sulla prova del cuoco? Che tristezza, però, e come te la tiri... Manco fossi Gualtiero Marchesi... Fondatore di questo angolo di web... te lo potevi risparmiare fidati!Comunque, potrebbe essere interessante...


2. uso del custom HTML se si tratta di un blog msn e valutazione della grafica generale // Iuhuuuuuuuuu! Grafica ci sei?? La grafica non risponde, è andata, persa mi sa! Il blog è troppo lineare e ordinato, l ha uccisa! Template veramente essenziale, nessun elemento grafico manco per sbaglio, noi almeno l'header l'avremmo personalizzato con un bel maialino arrosto o che ne so! Ma come facciamo a s-valutartelo se non ci fai un po' di casino??? E non vogliamo dire che è ok, anzi... è noiosissimo e lo stiamo guardando solo perchè te lo dobbiamo s-valutare, altrimenti col piffero che ci entravamo!


3. organizzazione degli elementi e commenti sugli eventuali contenuti aggiuntivi // 2 foto striminzite senza senso vagano nel blog in cerca di aiuto!!! Per il resto il nulla! Di grafica non c'è nulla e per cronaca un'immaginetta allegra nn guasta! Diagnosi completa: completamente assenti, a parte il test per sfigati che la dice lunga su di te.

4. contenuto del blog // Beh, leggiamoci questo blog! Manca tutto il resto, avrai puntato su quello! Cucina giapponese: post copiato, passiamo oltre; pubblicità di ricerca personale, passiamo oltre; recensione di un ristorante giapponese di Milano, che a Milano anche quando ci vado cerco di starci il meno possibile, passiamo oltre; ricetta maiale peperone e pinoli... pinoli? Ho letto bene? Bah.. comunque sei molto preciso nella ricetta quasi... precisino eh eh! Birra trappista? Non conosciamo questa fetta del mercato della birra... la tua foto con il grembiule da Ratman poi, è un tocco di genio... solo che non si distingue bene il topo dal resto! Ma non ti sei dimenticato qualcosina ? I contatori visite? Che quello, forse, lo hai omesso per vergogna. Video, musica, test sulla cucina, test sul maiale con i pinoli... for ever!

5. consigli bastardi // Bah, noi proveremmo ad aggiungere qualche tocco grafico qua e là, ma basterebbe scegliere un template meno... come dire? Lineare-smorto. E arripigliati! Se devi fare il cuoco, vai in albergo o in un ristorante e non stressarci con ricette che non faremmo mai e non rompere le palle ai tuoi "collaboratori" per inserirne di altre... l'hai detto proprio tu che sei il fondatore, e allora datti da fare!

lunedì 28 gennaio 2008

Le birre trappiste: la Westmalle


Secondo lunedì, secondo appuntamento della nostra serie sulle birre trappiste. Oggi parliamo della Westmalle.

Iniziamo con un po' di storia. L'abbazia trappista di Westmalle ha avviato la produzione di birra nel 1836. Per molti anni i monaci non hanno portato la birra all'esterno dell'abbazia, e solo nel 1856 hanno iniziato a venderla ai passanti fuori del cancello di ingresso dell'abbazia stessa. Da quel momento la domanda di birra è cresciuta, e i monaci hanno dovuto espandere l'area dedicata alla produzione della birra due volte, nel 1865 e nel 1897. Nonostante ciò, solo molti anni dopo, nel 1920, è stata organizzata la distribuzione su territorio nazionale. L'impianto è stato poi rimodernato nel 1956, e nel 1968 i monaci hanno ottenuto un impianto di depurazione dell'acqua proprio. Nel 1991 hanno installato un sistema computerizzato di controllo dell'impianto. La loro filosofia verso le nuove tecnologie è semplice: se migliora la qualità della birra, perché non installarlo?

Esistono tre tipi di birra Westmalle. Vediamoli.

La Westmalle Tripel
Si tratta di una birra trappista chiara, dal colore dorato, che subisce una seconda fermentazione in bottiglia. E' una birra dal gusto elaborato, dall'aroma fruttato. Al gusto è soffice e cremosa, molto aromatica. La gradazione alcolica è di 9,5°.

Il suo sapore rimane a lungo in bocca, ed è consigliata a fine pasto. La ricetta corrente della Westmalle Tripel è rimasta praticamente inalterata dal 1956.

Solitamente viene servita in bottiglie da 33cl, esattamente la dose che entra nell'apposito bicchiere.La Tripel è venduta anche in bottiglie da 75cl. Da notare che in queste bottiglie la birra matura in modo leggermente diverso proprio a causa delle dimensioni. L'aroma di frutta è leggermente più soffice e si percepisce un lieve retrogusto di vaniglia.

La Westmalle Dubbel
Scura, dal colore rosso-bruno, subisce anch'essa una seconda fermentazione in bottiglia. La schiuma si presenta compatta e resistente. L'aroma è ricco e complesso, si percepisce bene il malto con delle sottili note di noci e frutta secca. La gradazione alcolica è di 7°.

Questa birra trae le sue origini da una ricetta del 1856, modificata poi nel 1926 per renderla leggermente più forte.

La Dubbel è in commercio in confezioni da 33cl e da 75cl. Anche qui cambia la fermentazione in bottiglia, e si noterà un retrogusto più gentile se in bottiglie da 75cl.

Prima ho affermato che i monaci producono tre diversi tipi di birra. Vero, in effetti producono anche la Westmalle Extra. Sfortunatamente, la Extra viene prodotta solo 2 volte l'anno ed è solo per uso interno: i monaci e i loro ospiti la bevono durante i pasti...

Non ci resta quindi che darci appuntamento a lunedì prossimo con la terza puntata di questa serie. La prossima birra trappista di cui vi parlerò sarà la Rochefort.

Buona degustazione.
Sale

lunedì 21 gennaio 2008

Le birre trappiste: la Chimay


Eccoci quindi al primo appuntamento della serie. Oggi vi parlo della Chimay.

La Chimay viene prodotta nell'Abbazia cistercense di Scourmont-lez-Chimay. Questa abbazia prende il nome dall'altopiano di Scourmont, poco distante da Chimay, dove è stata costruita nel 1850 da alcuni monaci trappisti. Fu così che, dodici anni dopo, nel 1862, veniva prodotta per la prima volta la Chimay.

Esistono tre tipi diversi di Chimay, distinguibili, a bottiglia chiusa) dal colore del tappo e dell'etichetta.

La Chimay Blu
Se in bottiglie da 75cl, viene detta "Grande Réserve", "Magnum" se in bottiglie da 150 cl. Si tratta di una birra forte con un profumo di lievito fresco abbinato ad un lieve aroma fiorito di rosa. La gradazione alcolica è di 9 gradi.

La Chimay Rossa
Ha un sapore reso rinfrescante da un leggero aroma amarognolo, piacevole al gusto. Colore ramato e schiuma densa. La gradazione alcolica è di 7 gradi.

La Chimay Triple (anche detta Bianca)
Con il suo colore dorato presenta un ottimo equilibrio tra l'amaro del luppolo e gli aromi naturali fruttati come "moscato" e "uva passa". La gradazione alcolica è di 8 gradi.

La Chimay Blu e la Rossa sono birre trappiste scure, e viene consigliato di berle a temperatura "da cantina" ossia tra i 10° e i 12° gradi. La Chimay Triple viene solitamente servita fresca (tra i 6° e gli 8° gradi). Tutte e tre le birre si servono in bicchieri a calice "Gourmet". A causa della rifermentazione della birra Chimay, è normale trovare un lieve deposito di lievito sul fondo. Da segnalare il fatto che il gusto della Chimay Blu tende a migliorare negli anni successivi all'imbottigliamento (motivo per il quale l'annata di imbottigliamento viene scritta sull'etichetta).

Bene, per oggi ho finito. La prossima settimana vi aspetto per parlare della Westmalle.

Sale

venerdì 18 gennaio 2008

"...Se ciama Genesio..."

Citando una canzone di un cantautore milanese conosciuto come Davide Van De Sfroos, sono qui a presentarvi uno dei primi articolisti di questo blog. Eugenio, detto anche Geggio, da Roma. La sua carriera su 2spaghi si ferma per il momento ad una sola ricette, ma io sono fiducioso nelle sue possibilità e aspetto nuove e grandi opere.


Non lasciatevi ingannare dalla foto da mafioso... E' semplicemente un grande. Aspettando i suoi articoli vi saluto e vi do appuntamento al prossimo post.

Diego.

Super eroi in cucina...

Al fine di farvi conoscere meglio chi sono gli autori e i collaboratori di questo blog, ogni tanto vi proporrò qualche immagine tratta dalla loro vita quotidiana... Oggi tocca a me, fondatore primo di questo angolo di Web...



In questo post magari capirete il mio segreto in cucina... come, non lo vedete nella foto il mio collaboratore? No, non è Remi di Ratatouille, ma bensì un altro ratto appartenente al mondo dei fumetti... Rat-Man (grazie Leo Ortolani!!! Grazie).

Diego.

lunedì 14 gennaio 2008

Le birre trappiste


Eccomi di nuovo tra di voi per presentare una nuova serie di articoli che porterò avanti nel corso delle prossime settimane: l'argomento saranno le birre trappiste.
Iniziamo con il definire cosa si intende per birra trappista. Una birra può denominarsi trappista solo se è prodotta direttamente da monaci trappisti o sotto il loro controllo diretto. Attualmente possono chiamarsi trappiste solo sei birrerie belghe e una olandese. Le cinque più tradizionali sono la Rochefort, la Chimay, la Orval, la Westmalle e la Westvleteren. Dal 1999 si è aggiunta anche la Achel.
Non è necessario che il monastero sia in Belgio per poter produrre una birra Trappista, infatti fa parte del "consorzio" anche la birreria del monastero olandese di La Trappe, che ne era uscita a causa di accordi produttivi con una nota società esterna ma ne è recentemente rientrata.
Quello che vedete di lato è il marchio presente sulle birre trappiste ufficiali.

Bene, dopo questa piccola introduzione alle birre trappiste, ci vediamo tra sette giorni per la prima che andremo a scoprire: la Chimay.

Sale

Ricette: Maiale con peperoni e pinoli

Informazioni:
Questa ricetta trae ispirazione da un piatto cinese, di cui non vuole essere una esatta copia, ma una ricostruzione in base alla mia esperienza di degustazione. Gli ingredienti da me proposti potrebbero non essere quindi quelli originali della ricetta, ma sono quelli che presumo siano presenti. Bene, detto questo passo alla preparazione...

Ingredienti per due persone:
2 o 3 fette di arista disossata
un paio di peperoni di media misura (possibilmente gialli o verdi)
10-20g di pinoli
salsa di soia
due tazze da té di riso
sale, olio e peperoncino

Utensili necessari:
1 pentola per cuocere il riso
1 padella sufficientemente capiente
1 zuppiera per il riso

Preparazione (circa 30 minuti):
Dunque, quando si prepara un qualunque piatto, trovo sempre utile preparsi prima tutto ciò che è possibile, quindi facciamo un poco di ordine nei nostri ingredienti. Per prima cosa lavate bene i peperoni, asportate il "picciolo" e privatelo dei semini interni; fatto questo tagliateli a listerelle e dividete queste in 2-3 parti a seconda della lunghezza delle stesse (dovete ottenere dei pezzetti di peperone di circa due o tre centimetri). Mettete i peperoni nella padella e irrorate di olio. A questo punto, prima di iniziare a cuocere, prepariamo la carne, così potremo dedicarci alla cottura del tutto senza correre da una parte all'altra della cucina. Quindi, prendete la carne e tagliatela a straccetti (ovvero dividetela a listarelle e tagliate queste come avete fatto con i peperoni, ma con pezzetti un poco più piccoli). Se le fettine sono spesse, battele prima un poco con il palmo della mano per stenderle. Bene, adesso abbiamo tutto pronto e possiamo dedicarci alla cottura.

Mettete la padella con i peperoni su un fornello medio-piccolo e iniziate con un fuoco vivace e coprendo con un coperchio. Abbassante lentamente la fiamma mano a mano che i peperoni soffriggono nella padella (ricordate di girarli ogni tanto e di rimettere il coperchio sopra), in modo da non bruciarli. Dopo una decina di minuti scarsi i peperoni si saranno appassiti e ammorbiti ed è questo il momento in cui dobbiamo aggiungere la carne. Cuocete quindi la carne con i peperoni e fatela dorare (sempre con il coperchio e girando ogni tanto). Aggiungete nel frattempo una spolverata di peperoncino secondo i vostri gusti. Una volta che la carne è dorata irrorate di salsa di soia e levate il coperchio. Aggiungete quindi i pinoli e lasciate finire di cuocere a fuoco lento facendo in modo di non far asciugare completamento il sughetto che si è creato.

Mentre carne e peperoni finiscono di cuocere, prendete la pentola, riempitela d'acqua e portate a ebollizione. Salate l'acqua poco perchè la salsa di soia sostituirà abbondantemente la carenza di sale. Cuocete quindi il riso nell'acqua. Per quanto riguarda il riso, io ho usato del riso Thai, caratteristico per la forma sottile e allungata dei chicchi. Potete a mio parere usare un qualsiasi tipo di riso, anche se consiglio tipologie più orientali, più adatte ad essere usate come accompagnamento ai piatti.

Una volta cotto riso e carne, impiattate nel seguente modo: in metà del piatto mettete la porzione di carne e peperoni e nell'altra metà, avendo cura di non mischiarlo con la carne, il riso. Usate il sughetto della carne per condire un poco il riso. Servite a tavola mettendo a disposizione la salsa di soia, che andrà usata per condire a piacimento riso e carne.

Buona degustazione!

Ricetta scritta da: Diego[CpuZorro]{Arodeus}

domenica 13 gennaio 2008

Ristorante: WA FU, cucina giapponese

Dove e come:
Indirizzo: Viale Gorizia 12, 20136 Milano
Telefono: 02 - 8394103; 328 - 7314218
Note: Take Away con prenotazione telefonica
Mappa: visualizza sulla mappa

Per chi ha fretta:
Servizio: 7.5
Porzioni: 7
Qualità delle portate: 9
Vini e Bevande: non considerato nella recensione
Prezzo: 7
Totale: 7.5

Recensione estesa:
Situato nei pressi dei navigli, questo locale non colpisce all'esterno per la cornice in cui è inserito e anzi la prima impressione potrebbe non essere buona come quella che si ottiene dopo aver varcato la soglia ed essersi seduti ai tavoli.

Come nella migliore tradizione giapponese, la perfezione nei coperti e nell'arredamento è tanto curata quanto sobria e gradevole. Le stoviglie sono impeccabili e finemente decorate, il servizio è efficiente e cortese. Nascendo come sushi bar, è interessante la presenza di un bancone alto situato vicino alla vetrata che da sulla strada e che permette di mangiando ammirando i navigli. La nota che faccio non è invece sul locale ma sul panorama, che non merita tanta attenzione, soprattutto mentre i navigli milanesi sono in fase di ristrutturazione e pulizia.

Parlando delle pietanze, la qualità è elevatissima e la tipica cucina a vista rende gradita anche l'attesa che, seppur breve, permette di perdersi nella perfezione della preparazione delle portate, soprattutto per quanto riguarda il sushi. Ovviamente, trattandosi anche di pietanze crude, il pesce è freschissimo e non c'è da temere nel provare tutti i piatti presenti nel menu.

Per quanto riguarda le bevande, è possibile addentrarsi in tre tipi di birre giapponesi oppure far ricadere la propria scelta su una carta dei vini ridotta ma con scelte adatte a tutte le tasche. Spicca ovviamente la presenta di una maggioranza di vini bianchi, anche di buona fattura, che ben si sposano con le fragranze delicate offerte dalla cucina giapponese. Immancabile la possibilità di gustare del sakè a fine pasto o sorbire dell'ottimo tè verde durante questo, come raccomanda la migliore cultura di riferimento di questa cucina.

Non mi sento in grado di fare una scelta sui piatti da consigliare perchè sono tutti ottimi. Posso però mettere in evidenza le mie preferenze, frequentando questo locale ad ogni mia visita a milano. Dunque ecco i miei suggerimenti (presi dal menu del ristorante):



Tra gli antipasti: pesci misti all'aceto di riso, gamberi e avocado, branzino e orata con porri e zenzero;
Tra i primi piatti: zuppa speciale della casa, pasta udon saltata con frutti di mare, riso saltato alla giapponese;
Tra i secondi piatti: tempura mista, spiedini di pesce alla griglia;
Tra i piatti speciali: speciale sushi misti, chirashi.

Per gli eterni indecisi e per chi si avvicina per la prima volta a questa cucina, il locale mette a disposizione dei menu fissi che permettono di variegare il proprio pasto e avere modo di assaggiare diverse pietanze alla ricerca del proprio equilibrio. I menu fissi sono diversi a seconda che si vada a pranzo o a cena.

In definitiva, consiglio questo locale a chi già conosce questa cucina perchè offre una vasta scelta di piatti, non necessariamente legati ai "luoghi comuni" che tutti abbiamo sulla cucina giapponese. Tuttavia lo giudico fruibile anche da chi non ha mai provato un'esperienza culinaria simile: a queste persone consiglio ovviamente i menu fissi, che permettono di godersi il pasto senza impazzire nella scelta delle portate.

Scheda di: Diego[Arodeus]{iTed}

Diventa un autore

Giri spesso per locali? Ti piace la buona tavola? Ti piacccioni i piaceri del vino e delle bevande? Se la risposta ad almeno una di queste domande è SI, allora puoi diventare un autore di questo blog.

Invia la tua candidatura a cpuoverload+2spaghi@gmail.com e allega una recensione di un locale, di un vino, di un liquore o una ricetta di cucina. Il tuo articolo verrà letto e valutato dalla Redazione e pubblicato con il tuo nome.

Ciao a tutti,
Diego e Sale.

Cucina e Filosofia: il caso giapponese




Ciao a tutti miei cari lettori, oggi vi offro in dono alcune righe sulla cucina giapponese. Da qualche tempo mi sono avvicinato alla cultura di questo grande popolo e alla sua cucina e ne sono rimasto veramente affascinato. Rimanendo nel tema di questo blog, vorrei condividere con voi alcune parti di un breve testo che ho letto (vi prego di non ridere) su di un menu di un ristorante giapponese di Milano, ristorante che vi recensirò a breve.

"...La ricerca della perfezione estetica è un dato ancora molto presente nella filosofia di vita giapponese: bellezza e il rigore formale fanno parte al tempo stesso della tradizione e del quotidiano, anche in cucina. La cucina giapponese rappresenta un'esperienza unica nel suo genere, che coinvolge profondamente a diversi livelli. Non solo il gusto, ma anche la nostra sensibilità estetica viene piacevolmente sollecitata dalla bellezza impeccabile nella presentazione dei cibi, dall'armonia dei colori nel piatto e nell'equilibrio degli accostamenti... ...Un piatto è buono anche perchè è bello a vedersi e bellezza vuol dire cura estrema dei particolari, scelta attenta di stoviglie e utensili, anche per quel che riguarda la loro disposizionee. Ogni pietanza prende forma nel suo piatto, ogni gesto è ripetuto all'infinito, perfezionato fino a rendere la preparazione del cibo simile ad un rito antico... ...Mangiare giapponese è in effetti simile ad una esperienza culturale, che mette in contatto con una concezione religiosa e filosofica, quella buddista, dalla quale questa cucina trae i suoi principi fondamentali. Al panteismo buddista sono riconducibili il forte legame con la natura e la ricerca continua dell'armonia... ...i sapori si devono armonizzare mantenendo ciascuno la propria essenza, senza confondersi."

Diego

sabato 12 gennaio 2008

Salve a tutti!!

Mi presento: sono Sale, e sono qui per esplorare con voi il fantastico mondo del cibo e delle bevande!

Vi racconterò le mie esperienze in merito a pizzerie, ristoranti e pub, testando le loro specialità e suggerendovi le loro portate migliori, ma provvederò anche a suggerirvi ricette di cucina locale o etnica con cui stupire amici e conoscenti nelle vostre serate in compagnia.

Voglio ringraziare Diego (alias CpuZorro) per la collaborazione che abbiamo instaurato e per la possibilità di scrivere su queste pagine.

A presto allora...
Sale

mercoledì 9 gennaio 2008

Nuova partnership

Ciao a tutti, dopo diversi mesi di inattività, rieccomi qui a scrivere sulle pagine di questo blog dedicato alla cucina e alla tavola in generale. Inizio questo nuovo anno con una notizia importante per il futuro di queste pagine, ovvero la nuova collaborazione con Salatti.NET, il blog del mio amico Sale.

Bene, gli accordi tra le parti hanno dato vita a questo incontro tra tecnologia e arte del saper mangiar bene (e, perchè no, spendendo anche poco)... Dunque, co-redattore di questi articoli sarà il nostro amico Sale, di cui aspetto presto il post di presentazione al pubblico. Inoltre, io scriverò anche qualche articolo per il suo blog, che vi invito a frequentare: http://www.salatti.net/

Per quanto riguarda il resto, la formula rimane sempre la stessa: ricette, recensioni di locali e anche di vini, birre e tutto quanto ha a che fare con la buona tavola e la buona cucina. Continuano ad essere gradite le vostre ricette e le vostre segnalazioni e recensioni, che verranno pubblicate con il vostro nome.

Buon 2008 a tutti!
Diego