mercoledì 13 febbraio 2008

Le birre trappiste: la Orval


Ecco il quarto articolo della serie sulle birre trappiste, un po' in ritardo a causa dello studio e della connessione casalinga che viene e che va.

L'Abbazia di notre Dame d'Orval è stata fondata nel 1070 da alcuni frati benedettini provenienti dalla Calabria, ed ospita la più antica comunità cistercense del Belgio. Una leggenda del luogo narra che la marchesa Matilde di Canozza, chinatasi a rinfrescarsi il viso presso una sorgente che sgorga tuttora sul terreno dell'abbazia, perse il suo anello nuziale. Implorò quindi la Vergine Maria che glielo facesse ritrovare e pochi attimi dopo una trota, saltando fuori dall'acqua, depose il gioiello nelle mani della marchesa facendolo cadere dalla bocca. Matilde di Canossa allora esclamò: "Questa è proprio una val d'oro!"; ed ecco così spiegato il disegno di un pesce stilizzato con in bocca un anello che appare sulle etichette delle birre prodotte dal Monastero di Notre Dame d'Orval, nonché il nome stesso: in francese "val d’Or", che col tempo è diventata Orval.

La birra dell’Abbazia di Orval ha uno stile unico, dalla scelta dei malti (ne vengono usate tre varietà diverse) ai tipi di luppolo, fino alle particolari colture di lieviti autoctoni, tutto è scelto e dosato con cura. L’obiettivo è "le goût d’Orval", a cui si arriva con tre fermentazioni. L’ultima di queste avviene in bottiglia, e da origine ad un deposito.

Di colore rosato con riflessi color arancio l’Orval ha profumi intensi di frutta matura, in particolare susine e prugne bianche. In bocca è freaca, asciutta e morbida, fruttata, ricca di toni vegetali, presenta un retrogusto amarognolo di rabarbaro e china, nonché un tocco di liquirizia dato dai particolari processi di luppolatura. La spuma è cremosa, con un retrogusto fresco e si lunga persistenza.

A volte viene servita in due bicchieri, uno più grande in cui va il contenuto maggiore della bottiglia, uno più piccolo in cui viene servita la parte finale ricca di lieviti. E' possibile quindi sorseggiare dai due bicchieri separatamente come se fossero due birre distinte (il sapore cambia), oppure mescolare il tutto per ottenere un nettare prelibato.

Alla prossima!
Sale

venerdì 8 febbraio 2008

Caffè alla crema di nocciola

Introduzione:
Salve a tutti i lettori di questo blog... Oggi darò spazio ad una breve recensione scritta da uno dei fondatori del sito www.icoffee.it e con cui ho iniziato una nuova collaborazione con lo scopo di fare crescere i rispettivi utenti dei nostri siti. La recensione di questa alternativa al classico caffè è riferita alla preparazione fatta dalla "Casa della panna", una caffetteria molto famosa a Pisa che ogni tanto sforna anche delle cicche niente male. Lascio quindi spazio alla recensione del mitico Simone (redatta, per la cronaca informatica, con il suo iPod Touch).

Ecco cosa ci dice Simone:
Il caffè in questione è un caffè che non mi sento di consigliare. Un gusto indeciso, forse, per la troppa quantità di crema di nocciola che smorza in maniera eccessiva il sapore del caffè. Inoltre dato che la crema di nocciola viene tenuta in frigo, il caffè scende al di sotto di una temperatura minima, risultando liscio e paragonabile al nesquick. Risulta una bevanda dal gusto gradevole, ma che non lascia un segno o un buon sapore in bocca. Ovviamente va bevuto senza aggiunta di zucchero. Probabilmente consigliato per le persone che non amano il caffè, ma che gradiscono una bevanda molto dolce.

VOTO: 4/10

Scheda di: Simone (Kal-El)

Nota (di Diego): La recensione della "Casa della panna" arriverà a più presto su queste pagine.

lunedì 4 febbraio 2008

Le birre trappiste: la Trappistes Rochefort


La Rochefort, nelle sue tre varianti, è la protagonista del nostro terzo incontro.

La Abbaye St. Remy, situata nel sud del Belgio, produce una linea di birre contrassegnate da numeri: 6, 8 e 10. Ed iniziamo subito con un piccolo aneddoto: questi numeri non indicano i gradi alcolici della birra! Infatti la Rochefort 6 presenta 7,5 gradi alcolici, la Rochefort 8 ne ha 9,2 e la Rochefort 10 ben 11,3. Da cosa derivano quindi i numeri utilizzati per contraddistinguerle? Da un'antica unità di misura belga per la densita: il "degré légal belge". Non si tratta comunque della densità misurata sul prodotto finale, ma della densità dei mosti prima della fermentazione espressa ormai da lungo tempo con questa particolare unità di misura.

L'Abbaye St. Remy fu fondata nel 1230, e i monaci iniziarono a produrre birra intorno al 1595.

La Rochefort 6
Di colore bruno rossastro, con riflessi ambrati; di gusto "soffice". Raffinata e semplice, dal gusto fruttato, presenta un retrogusto leggermente caramellato. Viene prodotta solo una volta all'anno e rappresenta solo l'1% circa della produzione di birra dell'abbazia, risultando quindi più difficile da reperire.

La Rochefort 8
Di colore marrone intenso; Unisce un aroma di malto ad un gusto fruttato. La schiuma è compatta e persistente. Costituisce la fetta più ampia della produzione.

La Rochefort 10
Di colore marrone scuro. Si tratta di una birra dal gusto molto forte, bilanciato da una gran varietà di odori e da un fermo retrogusto di malto. Presenta vari odori finemente mischiati tra di loro, tra cui l'odore di porto e legna...una bevanda intrigante.

Finisce qui il nostro appuntamento del lunedì. Ci vediamo la prossima settimana per parlare della Orval!

Sale

domenica 3 febbraio 2008

Ristorante: La Malmaison


Dove e come:

Indirizzo: Via Comune Antico 27, 20125 Milano
Telefono: 02 - 67101302
Web: www.lamalmaison.it
Note: altamente consigliata la prenotazione
Mappa: visualizza sulla mappa

Per chi ha fretta (la votazione è su 5):
Pietanze: 5/5
Vini: 5/5
Prezzi: 4/5





Recensione estesa:

Dopo essere impazzito con il navigatore satellitare, siamo arrivati in via comune antico 27 l’atmosfera non è delle migliori visto che il vicolo è un posticino imboscato al buio con in bella vista una meravigliosa ferrovia. circa 15 minuti in anticipo rispetto alla prenotazione decidiamo di entrare; nella prima figura si può vedere l’ingresso. entrati dentro tutto è perfetto le luci soffuse i tavolini già apparecchiati con una quantità di bicchieri e posate che almeno io non saprei distinguere. Ci viene in contro la proprietaria del locale e ci fa accomodare al tavolo da noi scelto.

La posizione era perfetta appartata e l’atomosfera con le candele creava dei magnifici riflessi sui muri. Le sedie erano morbidissime, le posate e il sottopiatto erano in argento. Appena arrivato il menù un funerale (link in fondo alla pagina). Non conoscevamo nessuna di quelle pietanze. Aiutati dalla proprietaria abbiamo scelto come:

Antipasto “copa di cava con gamberi”: ossia gamberi crudi immersi nello champagne cava (CAVA. E’ un vino spumante prodotto tra Barcellona e Tarragona, nel nord-est della Spagna. Le uve sono lo chardonnay e altre varietà bianche locali, macabeo, xarello e parellada e pinot nero). Ci viene portata al tavolo una coppa dorata molto pesante e fredda con i gamberi immersi nello champagne. Con fatica li abbiamo puliti e mangiati (devo ammettere che pur non amando il pesce crudo mi sono piaciuti) e alla fine abbiamo bevuto entrambi lo champagne (con i gamberi freschissimi aveva un sapore non male) e abbiamo espresso un
desiderio.

Primo piatto “mezze penne con battuto di scampi e gamberi saltate all’aroma di champagne e granella di nocciole” & “spaghetti con vongole veraci e finferli” che dire oltre che era buonissimo ed erano buoni anche i tuoi funghi

Secondo piatto inesistente ero attratto dal trancio di spada ai ferri ma non so perchè e lo giuro non per soldi ero pieno. Solitamente mangio come un dannato ma dopo il primo ero pieno.

Dessert per me “crema catalana” calda e buonissima con caramello fatto al momento (si sentiva l’odore del caramello che saliva) & “millefoglie con crema chantilly e fragole variegato allo sciroppo di fragola”

Dopo il dessert ci siamo andati a sistemare nella stanzetta adiacente munita di comodissimi e bellissimi divani e di meravigliose piante tutto perfettamente abbinato per creare un esempio di salottino nobiliare francese seduti tranquilli ci siamo rilassati con un caffe (notare il particolare delle tazzine per la donna caffè più lungo con tazzina larga e floreale per l’uomo tazzina piccola e caffè ristretto) e un rum liscio (matusalem scelto tra almeno 50 tipi di rum solo le esalazioni facevano lacrimare gli occhi). Nel mentre di andarcene con l’obiettivo di altri progetti…. veniamo invogliati a fermarci ancora un po dal proprietario per assaggiare i dolci fatti dallo chef. Di buon grado abbiamo accettato e dire che erano buoni è riduttivo e sempre in omaggio un altro bicchiere di rum con il quale ho rischiato di perdere la partita contro l’etilometro.

Scheda di: Alberto (da Milano)